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Concetti e Preconcetti sul velo islamico

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Concetti e preconcetti sull'uso del velo islamico
 
Innanzi tutto esistono diverse tipologie di veli usati dalle donne islamiche che riflettono la tradizione delle diverse regioni  e non sempre sono legati a precetti religiosi.  Nomi diversi per indicare i diversi usi e funzioni:
 
- Hijab:  si tratta del foulard che copre solamente il capo, lasciando scoperto il volto. E' il meno mortificante  ed é anche quello più in suo presso le donne musulmane sia nei paesi occidentali che in quelli islamici  più moderati.
Solitamente viene associato ad un abito ampio e lungo.
 
- Chador:  si tratta di  un semplice fazzoletto che ricopre solamente il capo, ma può essere anche un  mantello che nasconde tutto il corpo, generalmente di colore nero. E' in uso sopratto in Iran.
 
- Niqab: è un velo che copre il volto, lasciando scoperti solamente gli occhi. E' in uso soprattutto  in Arabia Saudita e nello Yemen.
 
- Abaya:  è un velo leggero che, però, ricopre interamente la figura, da capo a piedi, mortificandone la femminilità. E' in uso soprattutto nel Golfo Persico.
 
-   Haik:   Questo tipo di velo, in cotone, copre dalla testa ai piedi la figura femminile;  le donne più anziane lo usano anche per coprirsi il volto, tenendo uniti i due lembi con i denti.  E' in uso soprattutto nei Paesi del Nord Africa, cme Tunisia, Marocco, Algeria, ecc...
 
- Burka:  é quello che maggiormente penalizza la figura femminile, perché la nasconde completamente, cancellandone anche l'dentità. Generalmente é di colore azzurro ed é comune in Afganistan, ma ve ne sono anche di colore scuro in altre regioni.
 
E' inevitabile che la vista di una donna nascosta, segregata, castigata in un tale abbigliamento possa far nascere pregiudizi nella cultura occidentale, più libera e tollerante. 
La  concezione di una donna sottomessa, nel mondo islamico, costretta a coprirsi interamente é ievidente ed nnegabile, ma é una realtà assai variegata, come si é visto dalle varie fogge di veli in uso nei vari Paesi. Non in tutti, ma  in molti  di questi Paesi,  purtroppo,  esiste una  grande disparità tra la condizione maschile e quella femminile,  il cui simbolo, si ritiene, sia proprio il velo: velo come simbolo di sottomissione dell'uomo alla donna.
 
E' proprio da qui, però, che nasce il pregiudizio occidentale su quello che si ritiene solamente un "simbolo" di sottomissione. 
In realtà, per la donna islamica l'uso del velo può risultare addirittura liberatorio, poiché alla donna islamica, prima che la "segregazione" del proprio corpo e spesso del volto, sono state negati molti diritti e molte libertà: l'apparire in pubblico da sole é uno di questi. Ed ecco che, quello che per la cultura occidentale é una forma di segregazione, per la donna islamica diventa invece una forma di "liberazione":  "protetta" dal velo, la donna islamica può rivolgere pubblicamente la parola ad un uomo, stringere rapporti d'amicizia, lavorare, studiare ecc...  tutti diritti che le sono stati negati. E questo fa, la donna islamica. Utilizza il velo per appropriarsi  delle libertà negate... anche quella, ad esempio, di guidare un'auto.
 
Per la cultura occidentale tutto ciò appare inconcepibile, ma solo perché la donna europea ed occidentale ha già condotto le sue battaglie (anche se non le ha propriamente vinte) per l'emancipazione e l'uguaglianza.
  
Per la donna araba, anche per quella  che ogni giorno combatte per la propria emancipazione, il velo non rappresenta, dunque,  uno strumento  ideologico o un simbolo di sottomissione all'uomo, ma un rispetto della tradizione e perfino un mezzo di riscatto.
E'  quasi sempre una convinzione personale  e, in quanto tale,  ha il pieno diritto di scegliere se indossarlo oppure no... solo se le venisse imposto contro la propria volontà, sarebbe una costrizione condannabile.  Soltanto là dove questo accade... e accade, purtroppo... l'uso del velo é da considerarsi una pratica restrittiva.
 

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